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TUTT'INTERA


Proseguono i lavori su Tutt'intera, traduzione a cura di Attilio Scarpellini del testo di Guillame Poix Tout entiére, nell'ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe.


La Vivian Maier ritratta da Poix rappresenta una condizione di vita in negativo, un’esistenza in sottrazione, un sé sottoesposto a cui, però, corrisponde un io pubblico creato a posteriori. Chi è stata questa donna, governante e fotografa anonima di nome Vivian Doroty Maier?

Accogliendo la suggestione di Tout entière sul personaggio iniziamo da ciò che di lei abbiamo conosciuto, ovvero “solo” la ricerca fotografica estremamente prolifica, accompagnata dalla sottoesposizione invece della sua storia personale: centocinquantamila negativi chiusi più o meno ordinatamente in scatoloni ammassati nel corso di una vita, da cui si evince un rapporto con il mondo tanto concreto e sensibile, quanto furtivo e fantasmatico, un rapporto con l’Arte e la Storia consapevole, ma reticente e privato: un rapporto con se stessa cercato sempre, ma nel riflesso, mai diretto. Una donna morta [...] che tocca solo con gli occhi, un corpo introvabile.


Il testo di Poix da una parte, quindi, ci induce a ragionare sulla moltiplicazione dell’identità in un ritratto spettacolare costruito post-mortem e sulla biografia della fotografa e dell’universo umano e metropolitano che ha attraversato. Dall’altra invece ci accompagna verso una riflessione sull’attore. Un attore che insegue e combatte con il personaggio che interpreta e agisce, che conosce così bene da finirne posseduto, diventato con esso un tutt’uno.


L'attore non diverso dalla stessa Maier: un'identità persa e segreta.

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B A R T O L I N I / B A R O N I O
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